I miei allievi
I principi pedagogici della tradizione italiana:
piacere, libertà, creatività.
(Odoardo Fialetti, 1608)
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Il mio metodo
Per quanto riguarda la musica il metodo si basa su repertorio e pratica della composizione (attraverso l'improvvisazione). Questi due aspetti sono imprescindibili e non negoziabili. Non posso spiegare nel dettaglio il processo legato all'improvvisazione, ma nel giro di poco tempo si acquista la capacità di saper armonizzare in modo pratico ogni grado di una scala (attraverso un sistema nuovo da me elaborato). Quando si lavora ad un progetto (ad es. un piccolo tema per un balletto o per un film), tutto viene poi tradotto nel linguaggio del basso continuo, a cui l'allievo viene a mano a mano introdotto. Gli obiettivi principali sono 1. sicurezza nell'armonizzare ogni grado; 2. conoscenza profonda della modulazione; 3. approccio a forme e aspetti avanzati della composizione. I benefici di questa pratica sono molteplici, tra cui maggior sicurezza nell'affrontare il repertorio, dal momento che si conosce en profondeur il linguaggio della musica. All'inizio tutto ciò viene appreso a memoria e i lavori vengono registrati; dopo qualche settimana si cominciano a mettere su carta i bassi inventati dall'allievo, oppure bassi già dati (che traggo dalle opere); e dopo qualche mese l'allievo si confronta con manuali (da me selezionati) e, soprattutto, con i grandi capolavori del passato (cosa che comunque spesso avviene già dopo poco tempo). Non essendoci alcuna differenza sostanziale tra la musica cosiddetta classica e quella moderna, sottopongo all'allievo tre pezzi che lui potrà scegliere liberamente (in genere pezzi dal libro di Anna Magdalena, da Muzio Clementi o Philipp Glass). Lo studio del solfeggio avviene dopo qualche settimana (ed è molto pratico, e ciò che s'impara viene subito utilizzato per improvvisare o comporre). Mentre per quanto riguardano le altre discipline (disegno, pittura, scultura, architettura), all'inizio tutto si basa sulla copia e i libri utilizzati sono diversi e principalmente libri e disegni rinascimentali; allo stesso tempo l'allievo forma la propria mano anche attraverso i disegni della Disney o Manga, così da stimolarlo ulteriormente. Dalla copia si passa poi alla variazione e, dopo molto tempo (anche anni), con la maturità artistica, si ricerca l'originalità. Di importanza fondamentale è lo studio di uno o più modelli, da cui si parte con l'obiettivo di formare il proprio stile, così come è sempre accaduto nella storia dell'arte. Non può darsi eresia senza avere la tradizione come base. Infine, in merito alla poesia e alla scrittura, l'allievo si confronta sin da subito con i grandi autori (Ungaretti, Rimbaud, Whitman, Voltaire, Hemingway, Petrarca, Racine, Dumas, etc.) e il primo componimento poetico, o breve racconto, diventa la base su cui lavorare e da cui partire. Non si fanno analisi dei testi, come a scuola, ma si approccia ai modelli come l'allievo artigiano col fabbro, sebbene l'obiettivo sia l'arte (ma nell'artista in realtà convivono sempre questi due aspetti: arte e artigianato). La metrica è importante ma viene praticata molto dopo. Tutto ciò, in linea con lo spirito rinascimentale, è alla portata dei bambini, purché si abbia un buon metodo, buoni esempi, e a patto che il maestro sia al contempo un vero artista capace di traghettare l'allievo verso le massime vette dell'arte.
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Oscar L. V. D. H. (età 9), allievo di pianoforte, esegue presso la sala da concerto di Piano Maene (rifornitori ufficiali della Corte Belga) l'Album für die Jugend, Op.68 n°8, di Schumann, e la Sonatina N°2, Op. 36, Allegretto, di Clementi.
Méline L. C. (età 13), allieva di pianoforte e composizione, dopo aver eseguito il Preludio in Do maggiore di J. S. Bach dal Clavicembalo ben temperato, esegue una sua Improvisation en ré mineur (presso Piano Maene).
Anka F. (età 13), allieva americana in disegno, pittura, scultura, architettura. Qui di seguito uno studio di gatto (suo secondo disegno), uno studio da El Greco (pittura), un ritratto di donna (primo lavoro in scultura) e un progetto di rinnovazione dell'ingresso di un giardino (arco a tutto sesto decorato con delfini).
Eve A. (età 13), allieva di pianoforte e scrittura. Il suo primo lavoro è stato un breve racconto (Le cerisier à fleurs), una storia d'amore tra due adolescenti (Julie e Bernard) osteggiata dalla madre di lui. Bernard e la madre vivono in una condizione economica molto grave, ma lui riesce a farsi ammettere in un prestigioso collegio belga (le Collège Saint-Benoît de Maredsous). L'amore per Julie, come spesso accade, lo distrae dagli studi. Julie decide di andare a Maredsous (un viaggio molto lungo da Bruxelles) per fargli una sorpresa (è il suo compleanno) e l'aspetta fuori al cortile. Lei gli regala un cd del suo gruppo di musica preferito, ma lui le annuncia che non potranno più vedersi, e che non dovrà più andare da lui. Da lontano la madre li guarda. Julie rimane sola e scorge nel vasto prato un albero di ciliegio giapponese, solo e abbandonato; un albero che però non dovrebbe essere lì.
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Ha eseguito dal vivo il Preludio in mi minore, Op. 28, di F. Chopin, presso Piano Maene in occasione del concerto del 20 aprile 2024.
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Qui di seguito il suo primo componimento poetico:
En te regardant dans les yeux
En te regardant dans les yeux
Je ne sais pas quoi dire...
Pourtant je vois, jeune et jolie,
Une petite fille
Un sourire aux lèvres
Portant son frère.
Je vois l’espoir
Et je vois la tristesse
Je n’ai jamais autant compris
Ce qu’était la pauvreté.
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Qui il suo ultimo lavoro, questa volta in metrica:
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Il fait beau ce matin
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Il fait beau ce matin
Le soleil rayonnant
Embrase la cité
Et pourtant je ressens
Le froid s’en prendre à moi.