I rimpianti
"Già il vento al mio ritorno s'appresta,/ Già verso il porto comincio a remare,/ E già vedo tanti amici che non posso nominare/ E le loro braccia tese verso di me, sul bordo, a festa."
I rimpianti
Di Joachim du Bellay
Titolo originale: "Les regrets"
Anno di composizione: 1558
Selezione di sonetti da me recati in italiano
I
​
Non voglio indagare le cose della natura,
Non voglio cercare lo spirito dell'universo,
Non voglio sondare i profondi abissi,
Né disegnare belle architetture celesti.
Non dipingo i miei quadri con ricchi colori,
E non cerco argomenti colti per i miei versi:
Ma spesso, delle circostanze più disparate,
Scrivo nel bene o nel male le avventure.
Se ho qualche rimpianto compatisco i miei versi,
Rido con loro, gli confido il mio segreto,
Come se fossero i segretari più fidati del mio cuore.
Dunque non voglio troppo curarli e limarli,
E i nomi dei più coraggiosi non voglio imbacuccare
Con carta straccia o piuttosto dei commentari.
IV
Non voglio prendere a modello i greci,
Non voglio ripercorrere i bei tratti d'un Orazio,
E nemmeno voglio imitare la grazia di un Petrarca,
O la voce di un Ronsard per cantare i miei rimpianti.
Coloro che sono, in virtù di Febo, veri e sacri poeti,
Animeranno i loro versi con maggiore audacia:
Io, che sono mosso da un furore più basso,
Non entro in così profondi segreti.
Mi accontenterò semplicemente di scrivere
Quello che soltanto la passione mi fa dire,
E senza cercare altrove più gravi argomenti.
Non ho voluto quindi imitare, in questo libro,
Coloro che credono le proprie opere immortali,
E prendono subito le distanze dai veri monumenti.
V
Chi ama, canterà l'amore,
Chi ama l'onore, canterà la gloria,
Chi è vicino al Re, canterà le sue vittorie,
Chi è cortigiano, vanterà i suoi favori:
Chi ama l'arte, elogerà la scienza:
Chi è virtuoso, farà credere d'esser tale,
Chi ama il vino, condividerà il bere,
Chi è spensierato, scriverà delle fiabe:
Chi è maldicente, amerà infangare il prossimo,
Chi non è spiacevole, dirà parole per ridere,
Chi è coraggioso, vanterà il suo valore:
Chi si piace troppo, canterà il proprio narcisismo,
Chi vuole adulare, farà di un diavolo un angelo:
Io, che sono infelice, compatirò la mia disgrazia.
​
XVIV
Felice colui che sopravvive alla guerra
Senza morire, senza esser ferito o senza prigionie!
Felice chi per molto tempo vive fuori dal proprio paese
Senza dover vendere i propri beni, o la propria terra!
​
Felice chi può, presso la Corte, ottenere favori
Senza temere l'invidia, o qualche tradimento!
Felice chi, senza essere avvelenato,
Può gioire d'un galero rosso o delle chiavi di San Pietro!
​
Felice chi può frequentare il mare senza pericoli!
Felice chi, senza processo, può criticare il potere!
Felice chi, senza mali, riesce ad arrivare all'età adulta!
​
Felice chi, senza problemi, riesce a custodire il proprio tesoro!
O chi ha una moglie fedele... O ancor felice
Chi è riuscito a sopravvivere tre anni a Roma!
CXXIX
Io vedo, Dilliers, l'incessante ripetersi della tempesta,
Io vedo il vecchio Proté rinchiudere la sua mandria,
Io vedo il verde Tritone rallegrarsi sul mare,
E vedo l'Astro gemello ardere sul mio capo:
Già il vento al mio ritorno s'appresta,
Già verso il porto comincio a remare,
E già vedo tanti amici che non posso nominare
E le loro braccia tese verso di me, sul bordo, a festa.
Vedo il mio grande Ronsard, che da qui riconoco,
Vedo il mio caro Morel, e anche il mio Dorat,
Vedo il mio Delahaye e ancora il mio Paschal:
E vedo un po' più lontanto (e se non mi sbaglio)
Il mio divino Mauleon, di cui, segretamente,
Adoro la sua grazia, il suo sapere e - la sua virtù.
​
​
​
​
​
​
​