top of page
Cerca
Walter Amirante

Sketches filosofici 1/3

Aggiornamento: 19 mag 2024

Supra humanitatem artem societatem scientiam et cetera


(Scuola di Atene, Raffaello Sanzio, 1509-1511, Dettaglio)



I


Per spiegare la cosa all'ingrosso: la decadenza della musica italiana è ormai ad un fatale punto di non ritorno. Da un lato siamo stritolati dall'inglesismo (anche spirituale), dall'altro dal servilismo d'oltralpe (almeno nella musica cosiddetta classica). Ad aggravare la situazione l'ossessività compulsiva per cui si ripete sempre e il medesimo repertorio, con pochissimo spazio dedicato alla riscoperta dei nostri grandi compositori - Alfano, Pizzetti, Caetani etc. -, e con pochissimo spazio dato ai nuovi compositori (troppo spesso asini... ma questo passa il convento).

II


Uno dei motivi per cui non conviene recuperare le tecniche di costruzione dell'Antica Roma (vedi il tipo di cemento, il modo di fare le strade), è perché milioni di persone perderebbero il posto di lavoro all'istante, dal momento che svanirebbe la necessità di rimettere mano a strade obsolete (volutamente rese tali) etc. etc.

III


È vero, Ratzinger ha fatto piccoli (?) disastri e, dopotutto, aveva anche dei limiti intellettuali (a causa non solo dei pregiudizi dovuti a superstizione, ma anche per via di una formazione difettosa). Ma comunque rispetto a Wojtyla lui era san Francesco.



IV


Nei licei non sanno dire "tavolo" in latino, ma vogliono, professori e alunni, tradurre Virgilio e Cicerone. Imparano dunque meccanicamente e, col passare del tempo, lo fanno sempre peggio. L'unico vantaggio è che potranno darsi delle arie e dire di aver studiato latino, anche se ricordano ormai solo qualche espressione da citare alla buona... Questa gente è solo ridicola.



V


Con un po' di perseveranza e quotidiana pratica è possibile disegnare qualunque cosa rispettando le proporzioni esatte del soggetto/oggetto, senza ricorrere a misure o artifici. Questo accade attivando la parte destra del cervello, come insegna Betty Edwards. In altri termini, la figura come la conosciamo (come il cervello la interpreta) deve scomparire: bisogna fare in modo che si vedano soltanto tre cose: linee, spazj e distanze. Spesso invece si riduce la figura a segmenti o a forme geometriche specifiche (triangoli, quadrati, cerchi, rombi etc.) oppure a solidi, partendo però sempre da un'idea o bozza generale del tutto; ma questo non è sufficiente e spesso le figure risultano comunque imperfette e con errori di proporzioni, nonostante la cura nel misurare (il chiaroscuro e quindi il volume nascondono queste imperfezioni). Non bisogna partire dal generale, ma dal particolare; iniziare da un punto qualsiasi e da lì muovere i passi, e visualizzare linee, distanze e spazj man mano che si presentano, evitando come la peste di guardare l'immagine nel suo complesso: ogni frammento va collegato ad un altro. Bisogna praticare il metodo disegnando al contrario, perché in questo modo la parte sinistra viene automaticamente disattivata, e quella destra prende il sopravvento. Acquisita la sicurezza necessaria si potrà poi evitare di capovolgere l'immagine. Ovviamente le parole non possono descrivere fino in fondo il processo: andrebbe visto. Io affianco, al metodo rinascimentale, questo procedimento da cui si traggono enormi benefici.



VI


L'Italiano ha una qualità (che però può essergli fatale): è individualista. Ma non all'americana (infatti la competizione non gli interessa, se non nello sport). Lo è all'italiana. Perciò quando l'individuo ha grandi capacità s'impone su tutto e tutti, fa grande se stesso, la patria, e apporta patrimonj dell'umanità al mondo. Ma se non è grande, allora diventa un cinico affarista, un intrallazzone, un iper-egoista; in altre parole, un mafioso. E come un pendolo oscilla tra l'anarchia e la dittatura (questo impulso, al pensiero totalitario, si presenta naturalmente come necessità psicologica al fine di sopprimere la propria anarchia).



VII


Se ragionassimo in modo cinico e calcolatore, noi artefici italiani (i veri e i pochi che portano avanti il vero linguaggio della vera pittura o musica italiana, o arte italiana in genere), avremmo tutto da guadagnarci dall'imbarbarimento dell'Italiano cosiddetto "medio", che riassumiamo nell'equazione: posto fisso x calcio x pizza x amico al comune + conoscenze + figli scemi x iper-egoismo - coraggio = mafioso italico. Dallo status quo guadagneremmo sia sul piano morale che materiale (gli sghei). Materiale perché continueremmo a non avere nessun tipo di seria "concorrenza". Tuttavia questo calcolo ci risulta essere ripugnante e immorale. Noi prendiamo atto della realtà non per negarla, ma per superarla sul piano ideale: vogliamo gli Italiani, ma anche i Regionali, come nel Rinascimento. Insomma ci va bene tutto fuorché quest'imbecille che sbava dietro a palloni e cimiteri istituzionali.



VIII


Da tutti gli architetti e ingegneri il Pantheon è considerato l'edificio che sopravviverà all'apocalisse. Eppure in quella struttura ci sono degli errori (non visibili agli occhi), poiché gli antichi avevano conoscenze pratiche, non teoriche. Oggi abbiamo conoscenze teoriche, e poco pratiche, ed è per questo che si costruiscono edificj che in teoria non superano i 150 anni, ma che in pratica dopo 50 sono obsoleti. Per di più sono anche brutti...

IX


In russia il comunismo ha represso e ucciso milioni di dissidenti, cioè la parte migliore di quella società, e questo ha permesso che la popolazione più stupida e malvagia prendesse il sopravvento e si riproducesse. Il terrore e la menzogna sono elementi simbiotici a questo popolo. Da qui si spiega tutto il delirio collettivo dei russi, dalla corruzione all'esaltazione della brutalità, dall'inferiorità intellettuale alla zombificazione.

X


Bisogna convincersi d'un fatto: non esiste alcuna differenza tra la musica cosiddetta "classica" e quella "moderna". Ma se vogliamo ostinarci a mantenere formalmente queste due diciture, allora diremo: nella musica classica si ha una certa tendenza alla complessità (anche quando il disegno è apparentemente semplice), mentre nella moderna è il contrario. Ma è comunque tutto talmente relativo, con tante eccezioni, che questa spiegazione è sì buona, ma difettosa. Esiste solo la musica, e ognuno si esprime con lo stile che sente proprio; e ognuno ascolta liberamente. Ma vogliamo forse credere che una stupida sonatina di Mozart possa competere con Smoke on the water? Questo solo per dire che per certe cose bisogna essere più elastici.

XI


Parlando con una madre danese di pedagogia, mi ha detto che lei non ha mai avuto voti a scuola: non esistono fino ai dodici anni. Dai dodici in poi i "voti" sono dei colori.

XII


Agricoltura, Diritto, Retorica, Guerra, Impero. Questi i pilastri della Romanitas.



XIII


La serie Shtisel è un vero capolavoro e tutti dovrebbero vederla, per due motivi: il primo, per capire più o meno approfonditamente la cultura relativa all'Ebraismo ortodosso; il secondo, per avere una esatta contezza di cosa voglia dire la soppressione dell'individualità (o il costante tentativo di sopprimerla). Gli attori sono poi straordinari, la regia impeccabile, la sceneggiatura mirabile. Non c'è un solo momento di cedimento e c'è molta ironia.


XIV


Ci sono dei passi dell'evangelo che, per la maggior parte degli esseri umani che hanno permesso il progresso dell'umanità, rappresentano un grande problema (anche se ne sono ignari). Come in Matteo 14:22-36. Se lo prendiamo alla lettera, Gesù riprende Pietro, che sta per sprofondare in acqua, dicendo: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". Ma noi avremmo voluto: "Proprio perché hai dubitato, sei grande, hai rischiato a costo della vita; per questo sei salvo." "Tu sei veramente il Figlio di Dio!", etc. Morale: per Gesù è necessario si dubiti anche di Dio stesso, dell'ordine costituito etc. etc. Poiché il dubbio è parte dell'essere liberi e l'uomo dovrebbe essere libero. Questa sarebbe stata una vera rivelazione!


Mentre per quanto riguarda il significato simbolico... ognuno trovi il suo.



XV


Avendo oggi una conoscenza più o meno completa della mitologia (chiunque ha accesso al sapere), vediamo come, chiaramente, i vangeli non siano nient'altro che un connubio tra la mitologia ebraica e quella pagana. Credere che il cristianesimo abbia uno speciale monopolio significa offendere la propria intelligenza e dignità. Tutte le mitologie hanno avuto un inizio e avranno una fine. E il fanatico che ieri rideva del paganesimo bollandolo come favola, oggi trema nel vedere le sue chiese vuote.


XVI


Ad un bambino con buona disposizione naturale (e mi riferisco alle discipline artistiche), se gli s'insegna alla vecchia maniera (come nelle bottghe rinascimentali, o nel barocco per la musica), tosto si vedono progressi incredibili e impossibili in qualunque altra istituzione (tant'è che in età adolescenziale potrebbero essere già pronti per lavorare). Io ho la prova scientifica di tutto ciò, solida come lo è la legge di gravità. Ma è impossibile attuare una cosa simile, a causa dei genitori. I loro obiettivi sballati contrastano pesantemente con il valorizzare la natura degli infanti. (Per non parlare poi della scuola, ma qui è meglio tacere). I loro obiettivi sono al 99% basati sull'istinto di sopravvivenza; per cui fanno di tutto per indirizzare (soprattutto a parole) la prole verso ciò che, secondo loro, sono le cose importanti e che fanno mangiare (e che permettono poi di riprodursi e continuare il teatrino infinito della specie). Davanti al proprio figlio talentuoso il genitore spesso è terrorizzato. Non può negargli di fare l'attività per cui è portato o che gli piace, ma farà di tutto affinché tale attività rimanga nei limiti dell'hobby, dell'extra-scolasticità - forse lo incoraggeranno, ma non troppo. Se apparisse Michelangelo dicendo: "Tuo figlio può venire nella mia bottega quando vuole e per tutto il tempo che vuole; gli insegnerò tutto", il genitore farà di tutto affinché il figlio vada da lui solo un'ora massimo due ore a settimana (sempre se il giorno è congeniale agli impegni loro e del figlio, e tutto questo verrebbe comunque dopo gli impegni scolastici). Al 99% mai sentirete genitori mettersi a tavolino e dire al figlio: non vogliamo metterti pressione, sei libero, ma hai un dono, e dovresti fare di tutto per diventare musicista, decoratore, o altro - lo diranno certo, ma solo per quei mestieri (medico, avvocato, ingegnere etc.) dove la sopravvivenza quotidiana è assicurata. Nei casi patologici i genitori vogliono (consciamente o no) che i figli diventino copie sbiadite di loro stessi (Eric Berne docet). C'è poi anche il problema legato alla psiche dei figli (spesso infatti sopprimono la propria natura perché credono di dover fare mestieri legati alla tradizione familiare, anche quando nessuno gli impone tutto ciò. Ma non è finita, si aggiunge anche l'imposizione diretta o indiretta di quei mestieri che danno "prestigio sociale" - ma dietro v'è sempre lo zampino dell'istinto di sopravvivenza; infatti quei mestieri ritenuti prestigiosi permettono un tenore di vita più alto, e quindi più chanches di sopravvivere meglio. Una famiglia di piccioni resta sconvolta e può muoverti guerra se gli dici che uno dei loro figli, in realtà, è un'aquila.



XVII


Cogito, uideo, ecquid italicorum hominum. Nihil mihi conspectu apparuerit. Veritas hoc negat. Confitentur tacite se animum perdidisse. Scito eos ostendare se ipsos re coquinariaque circensi. Hanc ad "gloriam" accedunt sine mora neque alia largiuntur nobis... Bene habemus.



XVIII


Aperte arbitror otium magnis necessarium atque paruis laborem.



XIX


È evidente che il battesimo non vada imposto al neonato - nonostante le miserrime giustificazioni in nome dell'amore da parte di preti e genitori. Tuttavia, sebbene l'ideale consista nel lasciare libero l'infante di scegliere, una volta adulto, va detto comunque che il battesimo può significare tutto o niente. I più grandi disastri dell'umanità sono stati commessi da chi è stato battezzato. Forse solo l'1% vive profondamente questa fede immaginaria.



XX


Senza voler scomodare Schopenhauer, va assolutamente capito che l'umanità tutta vive una taciuta e spaventosa disperazione, e che quasi tutto ciò che si fa ha come obiettivo il lenirla. Disperazione perché in fondo si sa essere destinati all'annullamento; disperazione perché si sente che la volontà è subordinata al sopravvivere; disperazione perché il male, in tutte le sue forme, è un perverso meccanismo della Natura al fine di mantenere in equilibrio vita e morte, nascite e decessi. Delirj di potenza, fedi immaginarie, mondi ultraterreni, presunti popoli eletti, giochi, canzoni, gite, socialismi varj etc. etc.; ebbene, queste superficialità non hanno altro scopo che questo: anestetizzare il dolore, o renderlo sopportabile. L'uomo comune è un nulla cosmico; quello straordinario lo è a sua volta, ma ha il vantaggio di sopravvivergli qualche secolo in più.

XXI


Nell'accezione comune l'umiltà coincide con la limitazione della propria volontà in varie forme, come per es. cercare di non ostentare troppo le proprie capacità (e se lo si fa bisogna comunque che si mantenga un profilo basso). Mentre nell'accezione più fanatica significa svuotamento di sé, sottomissione, con la scusa che tale pratica favorisca una immaginata pienezza religiosa (in relazione a qualche divinità). Insomma è un prodotto della morale. Ma nell'Antica Roma l'umiltà non era niente di tutto ciò. L'umile era il non ricco materialmente, e quindi colui che aveva poca disponibilità economica, o vere e proprie difficoltà; ma poteva essere usato anche come sinonimo per indicare chi è povero. Non c'era alcuna valenza moraleggiante. La morale subentrava con altri aggettivi, come per es. probus, o improbus (perbene, non perbene). L'uomo umile e probo era quello verso cui l'animo nobile doveva rivolgere le proprie attenzioni, e preferirlo ai ricchi e ai malvagi.



XXII


Ciò che dico risulterà odioso a molti, ma noi Italiani, in campo musicale ed artistico in generale, siamo veri e propri Princeps (o meglio, Principes). Anche se lo abbiamo dimenticato. A noi non interessa nulla se in Germania inventano un nuovo tipo di musica fatta con le lattine, o una nuova architettura basata sul cemento armato o le canne di bambù. Così come a Catullo non interessava se Cesare fosse bianco o nero, o a Pilato se i giudei volessero scannarsi fra di loro. Ma questo non vuol dire automaticamente "chiusura" verso l'esterno. Noi siamo aperti, ma solo se riteniamo che il nuovo apporti un vero progresso. Purtroppo da molto tempo accade che gli Italiani si adattano su tutto, seguono davvero la moda, forse perché sperano così di sbarcare il lunario. Pensano, forse, che se tutti dicono A allora A è la verità, ed è la cosa da dire. Al contrario, se tutti dicono A noi dobbiamo dire: "Vi faremo sapere. Noi intanto continuiamo con Z."

XXIII


Italicus, quoi necessariumst docere, se ipsum crebro percellit ob suam neglegentiam erga historamque cultum. Ubi est spes? Eccere... Nulla spes. Quid agetis? Plebs non potest bene agere. Igitur bene habent nobis principia... Sati iam uerborumst.



XXIV


La vera Rivoluzione è mossa da due fattori: 1. la letterale mancanza di pane; 2. un pensiero superiore assimilato dalla classe dirigente che dovrà, col tempo, indirizzare la furia del popolo. In tutto ciò sangue e terrore sono necessari - almeno in una fase è transitoria.



XXV


Te adhortari plane uolo: uita nulli proxuma homines iactatos esse puto. Te decet hoc precontari omni dieque sine mora. Respira: age iucundeque tibi ueritatem, quam modo exposui, noli obliuisci.



XXVI


Oggi in pochissimi minuti si sviluppa una pianta, o un ordine architettonico, mentre col disegno manuale spesso ci vogliono ore. Ma in queste ore si ha il tempo di pensare, elaborare etc. La mente ha bisogno di spazio per librarsi. L'immediatezza è comoda, ma quasi sempre blocca il processo creativo: è come colare cemento sur un'Aquila. E ce lo dice anche la saggezza popolare: la gatta frettolosa partorisce figli ciechi.



XXVII


La società americana ha molti e preoccupanti problemi, ma su sogno e libertà sono sinceri. Ci credono davvero, e infiniti sono i casi in cui un individuo, dal nulla, e senza soldi e santi in paradiso, è diventato qualcuno. E il concetto di libertà davvero accende gli animi. Agli Italiani queste due cose non dicono assolutamente nulla. L'imput che ricevono è quello della crocifissione, e la libertà gli è impossibile. L'Italiano dipende totalmente dalla famiglia, dagli amici in comune e, per l'appunto, dai santi in paradiso. Tutto ciò nega sogni e libertà. Non puoi essere o pensarti libero se per vincere un concorso al comune devi chiedere l'aiuto del sindaco e del prete (cito avendo prove), o se senza la famiglia andresti a cartoni (come dicono a Genova). E se non sei libero non puoi sognare. E allora sei un italiano moderno; cioè un fallito.

XXVIII


Trovo cruciale inserire, all'interno di un'opera, qualche imperfezione (o addirittura un errore, senza però che questo risalti troppo o rovini il risultato finale). Imperfezione o errori "temperati", purché si abbia coscienza di ciò. Perfezione e imperfezione debbono coesistere: quod itast natura rerum.

XXIX


Esaltare e abbracciare obbedienza, povertà e castità, significa questo: sopprimere la propria volontà individuale. Non devi essere tu a decidere del tuo percorso, e non devi volere né il materiale, né il metafisico (il casto infatti nega la propria e naturale volontà sessuale, e anche quella di procreare: il desiderio fisico di procreare è allo stesso tempo metafisico, poiché si vuole ciò che non è ancora realtà fisica, cioè la prole; questo secondo la definizione che ne dà Schopenhauer). Al di là delle favole e dell'uso impudente dell'immaginazione (negare se stessi per accogliore dio etc.): per quale motivo una buona fetta d'umanità desidera ardentemente negare la propria volontà? Cosa ci guadagna la Natura? Ci guadagna; e molto.


XXX


Numerosi sono ormai gli episodi di censura (libri, puntate, canzoni), perché ormai tutto può offendere tutti. Che sensibilità generale! Di questo passo non potranno più trasmettere i film di Totò... Non vorrei che questa ipersensibilità sia legata ad una iperdebolezza degli spiriti. Oppure è l'ennesimo scherzo della Natura: la classe dei deboli si trasforma in classe censoria; risultato? Persecuzione, conflitto, e a lungo andare processi di morte a varj livelli.

XXXI


Con la regola del tre gli architetti italiani del passato hanno creato edificj millenari e secolari. Oggi con Analisi 1 e 2 non sono nemmeno in grado di tirare su un edificio che abbia un qualche senso. E se costruiscono un ponte devi pregare il calendario affinché non crolli da un momento all'altro.

XXXII


La difesa della sanità pubblica fa parte del periodo infantile dell'essere umano, quella della sanità privata dell'età adulta.



XXXIII


Noi pochi portiamo alto il nome dell'Italia non per gli italiani concreti (scemotti ignorantelli, che pensano ai giochi e alle vacanze che mai fanno), ma per gli Italiani ideali - siamo idealisti intransigenti. Non possiamo (ed io personalmente non voglio proprio), rappresentare un popolo che permette il disastro delle prenotazioni delle mammografie, per cui una donna, se non si rivolge al privato, muore. Et infinite altre cose. Per quanto mi riguarda l'italiano concreto mi è indifferente quanto quello russo.

XXXIV

L'arte che rimane per secoli e millenni è affidata agli eletti. Tutto il resto è bricolage. Ma soprattutto quell'arte che parla sempre, e che sempre ha qualcosa da dire all'umanità. Il Giudizio universale, al di là della tecnica un po' grossolana, esprime una verità eterna: caos e incertezza governano l'esistenza, e il giudizio di dio è condanna: dio è la natura che condanna l'uomo all'oblio - al nulla.

XXXIV


L'arte può essere ridotta a due significati: il primo, sempliciotto e banale, legato ad azione e produzione, per cui qualunque cosa può essere arte (e quindi niente è arte); il secondo è quello che s'impone per dignità e decoro: è il fatto estetico, e quindi l'arte è estetica (secondo certe teorie del bello o del brutto). Ma estetica, αἰσϑητικός, significa "sensibile", "capace di sentire". L'arte "sente" il bello nella natura, o il brutto. Io però aggiungo un terzo significato, basato sul secondo. L'arte è estetica, ovvero arte è ciò che "sente il dolore del mondo." E aggiungerei ancora: lo sente, gli dà voce, e lo risolve sul piano dell'idea.



XXXV


La classe media che si è imposta si fonda su due pilastri: sopravvivenza e piaceri (non dico questo con tono moralistico, è un dato di fatto). Sopravvivere: lavoretti, posticini fissi cimiteriali, "prestigio" sociale se possibile, così da aumentare le chances di sopravvivere meglio e di permettersi sollazzi. Piaceri appunto: spensieratezze banalotte, vacanzismo mentale, tutto affinché si dimentichi il dolore dell'esistenza. L'elemento storico, duraturo, non esiste; questo almeno si aveva nel passato, in quelle famiglie che si facevano ritrarre, per lasciare un ricordo di sé ai posteri.



XXXVI


Sarà forse banale scriverlo, ma le pagine più importanti di un diario sono quelle bianche, lasciate vuote. Perché lo sono? Ci si chiede. "Quante cose sono accadute." Quelle pagine si contemplano.



XXXVII


Auschwitz ha frantumato ogni pretesa di voler credere in un dio "personale", e lo sanno tutti, anche coloro che seguitano ad ingannare se stessi. Ma quel periodo appartiene ad altre generazioni, e i creduloni odierni, in virtù del momento che non hanno vissuto, riescono con faciloneria a giustificare certe manchevolezze (chiamiamole così...) del divino. Ma questo atteggiamento è durato qualche decennio. La pandemia ha di nuovo costretto tutti a fare i conti con la realtà delle cose. Dio è stato implorato dal mondo, e non solo non ha risolto nulla, ma non ha nemmeno "limitato i danni". Anzi, dopo le invocazioni del papa è accaduto anche che, in un caso, la curva dei contagi si alzasse. Dunque da un lato gli ingenui hanno, sul piano intellettuale, prove dell'esistenza di Dio che sono patetiche, e che filosofi e scienziati hanno già spazzato via da secoli; dall'altro hanno la cruda e amara realtà. È grazie alla Scienza che l'umanità è potuta tornare alla vita "normale". Non si tratta di voler essere "scientisti" "materialisti" "razionalisti" o altre etichette simili; semplicemente si ha bisogno di un po' di "sano realismo". Non dovremmo forse sostituire i nomi dei santi nel calendario con nomi di medici e ricercatori?

Impariamo a memoria, da Epicuro:

"Gli dei non vogliono il male, ma non possono evitarlo (gli dei risulterebbero buoni ma impotenti, non è possibile). Gli dei possono evitare il male, ma non vogliono (gli dei risulterebbero cattivi, non è possibile). Gli dei non possono e non vogliono evitare il male (gli dei sarebbero cattivi e impotenti, non è possibile). Gli dei possono e vogliono; ma poiché il male esiste allora gli dei esistono ma non si interessano dell'uomo."

Sostituisci "dei" con "dio" e il ragionamento non cambia. Dopodiché trai le tue conclusioni.


XXXVIII


È impossibile pretendere che gli insegnanti di scuole pubbliche e private abbiano come modello Quintiliano o Bazzini, perché se fanno quello che fanno è perché sono i peggiori (solo l'1% si salva). Ma potrebbero migliorare se solo si concentrassero su un aspetto squisitamente tecnico o di metodo. Se un alunno ha difficoltà l'insegnante deve dire a se stesso che forse il metodo che usa, per quell'individuo, non va bene. "Ma allora devo usare un metodo diverso per ogni alunno. Non è possibile." No, perché bisogna pensare per categorie, e spesso queste si possono ridurre a due. Esempio banale: le tabelline. Ci sarà un gruppo che non avrà problemi ad impararle a memoria, mentre per altri sarà una tortura. Ebbene, a questi vanno insegnate le tabelline con le mani (c'è un metodo facilissimo che s'impara in due minuti, e alla fine le impari a memoria, ma per via indiretta). "Ma allora perché non insegnare questo a tutti?" No, perché la memoria è un valore e va esercitata se l'alunno ha questa capacità, purché non ci sia sofferenza. L'insegnante dovrebbe porsi costantemente il problema tecnico e trovare soluzioni. Bisogna lasciar perdere lavagne elettroniche e aggiornamenti stupidi. Spesso la soluzione è davvero sotto il naso.



XXXIX


In rapporto all'esecuzione della musica antica non ha alcun senso la filologia, o quei gruppi che si sforzano di ritrovare il suono dell'epoca, o addirittura il modo d'interpretare. Già il fatto che tutto avvenga con una prefezione sonora voluta, e meccanica, è un tradire il proprio obiettivo. Solo per pochi strumenti potremmo essere in grado di indovinare suono e interpretazione (come il clavicembalo). La filologia è utile, ma il vero obiettivo deve essere quello di guardare al passato per "ricercare se stessi" e non per chimeriche e inutili esecuzioni folkloristiche. Qui poi entra in gioco anche la mentalità "specialistica", dove non solo i musicisti si specializzano in un dato repertorio, ma anche nella ricerca grottesca di quel carattere iperrealistico. Ci si "specializza nella specializzazione". Che sia chiaro, io ad es. penso (ma non entro nel dettaglio) che con il clavicembalo si possa ritrovare fedelmente la maniera di suonare dell'epoca, ma se ciò non mi aiuta a trovare me stesso, a darmi la spinta per creare il nuovo, tuttò ciò allora è solo mera curiosità archeologica, e che nulla ha a che vedere con la Musica.

XL


Nel suo manuale d'armonia (tonale) Schönberg ha chiuso definitivamente molte questioni, tra cui il falso problema delle ottave e quinte parallele. Chi perseguita ad imparare a pappagallo regolette sceme (o perché deve fare l'esamino, o perché soffre di comportamenti ossessivo-compulsivi) è in malafede. Certo, è libero di credere agli asini che volano, ma deve evitare di dedicarsi all'insegnamento, perché i danni che procura sono enormi (soprattutto danni psicologici e alla ibertà mentale dei giovani creatori). Evitare quinte e ottave può avere un senso, se si ricerca un certo tipo di suono; ma il problema non va presentato all'inizio, né si presenterà in chiave di ciò che è permesso oppure no.



XLI


In quasi tutti i manuali d'armonia la parte sulla modulazione è trattata in modo sbrigativo o confuso, dedicando ad essa poche pagine. Mentre quando si tratta di parlare del sesso degli angeli (quinte parallele, false relazioni, imbecillità), qui l'essere umano sembra dare il meglio di se stesso: è un "genio" della musica. La modulazione è forse l'aspetto più importante della composizione. Chi non la padroneggia sul serio non può, per esempio, scrivere un'opera lirica, dove il modulare è connaturato al cambio di sentimenti e situazioni. Un compositore che abbia anche un minimo dubbio su questa questione non sarà mai sereno, e questa lacuna gli causerà vere e proprie rogne. Ovviamente alcuni possono andare ad istinto, se ci riescono. Ma la modulazione non è un fatto solo d'ispirazione, è un fatto che concerne l'artigianato.

XLII


So che può sembrare strano mettere in discussione Bach (ed io, in fondo, non lo faccio); ma Vivaldi senza Bach c'è; Bach senza Vivaldi non c'è e non ci sarebbe mai stato. Poi si può dire che Vivaldi non vi sarebbe se altri compositori non vi fossero stati, e questo in realtà non è completamente vero (ma non ho il tempo di spiegare il perché). Bach deve quasi tutto a Vivaldi. Senza Vivaldi sarebbe stato un organista geniale e compositore di corali.



XLIII


Il vaticano investe in case farmaceutiche che producono la pillola abortiva, nega diritti umani e individuali, sulla questione della pedofilia non riesce a fare nulla di concretamente incisivo ed efficace... eppure vuole proporsi come mediatore per la "pace" tra russi e ucraini. Mi chiedo come facciano a non vergognarsi. Dal mio punto di vista tutto ciò è mero marketing comunicativo.



XLIV


Ciò che mi stupisce in molti siti che pretendono d'insegnare l'armonia nel 2023, è con quanta facilità si parli di ciò che è "permesso" e ciò che non lo è; di errori e pseudo-errori armonici. Non solo non si pongono la domanda: " È davvero cosi?", ma nemmeno forniscono esempi concreti, soprattutto quelli che sbugiardano queste teorie farlocche. Se non fosse stato per Schoenberg e De la Motte, sarebbero ancora tutti pappagalli. E il dramma è che si continua ad essere pappagalli nonostante questi due signori abbiano smascherato il prestigiatore, rivelando al mondo i suoi trucchi.



XLV


Se s'improvvisa pedissequamente, ad es., nello "stile di Bach", come molti fanno, rispettando esattamente il suo linguaggio, e senza neppure il carattere d'istintualità (o senza nemmeno errori), cioè, in altre parole, se non s'improvvisa veramente, mi chiedo: che senso ha chiamarla improvvisazione? Quando li si ascolta sembra di stare a sentire un disco. Lo stesso Bach nell'improvvisazione non era una macchina (celebre è l'episodio di quando improvvisò una fuga a tre voci, ma su quella a quattro si fermò e si riservò di scriverla su carta - l'Offerta musicale). Tutto ciò non è improvvisazione, ma variazione chiamata improvvisazione. L'idea è si quella di entrare in un dato linguaggio (barocco ad es.), ma salvaguardando 1. l'istinto; 2. l'avanzamento: cioè il fatto di dire qualcosa in più (nei limiti che un dato linguaggio permette).

XLVI


Scrive Schopenhauer che chi non ama gli animali non può essere un uomo buono. Però, aggiungo io, può fare finta di esserlo. Così come si può fare finta di accogliere un omosessuale, per poi negargli di diventare prete (se la sua omosessualità è radicata, e la manifesta prima di entrare in seminario. E tutto ciò è voluto e firmato dall'uomo buono - il papa).



XLVII


È un gravissimo errore applicare all'Arte criteri scientifici odierni, tra cui la mentalità specialistica. L'artefice è e deve essere universale. Non dico che debba essere praticamente versato in più arti (questo è il destino di pochi, e lo è stato di un'epoca passata), ma che almeno mantega una forma mentis aperta e sinceramente interessata su più fronti (e faccia magari serie esperienze di altre forme artistiche). Se uno ama i criteri scientifici cambi mestiere e vada a fare danni altrove.

XLVIII


Furtwängler è un genio della musica ed è un peccato che sia conosciuto prevalentememte per la sua attività come direttore. La sua prima sinfonia, poco eseguita, è un vero e proprio capolavoro. I modelli sono Beethoven, Mahler, e soprattutto Bruckner, ma Furtwängler riesce a dire la sua e ad andare oltre. Sul piano della sostanza si avverte una profonda e nuda tragicità (che in altri spesso è soffocata dalla forma o dal troppo virtuosismo orchestrale), mentre sul piano della forma c'è una struttura, ma questa sembra essere disgregata e a servizio di un flusso continuo (anche se non puramente wagneriano, alla Tristano per intenderci); si ha però l'impressione che questa possa venire meno, se non addirittura collassare, da un momento all'altro. Furtwängler è anche un fine pensatore, spesso un vero e proprio filosofo (pensiamo a Suono e parola).


XLIX


Una ex parte uoraginem mali apud nos incolere arbitror; altera ex parte illam uitae. Noli maerere: haec est natura rerum.



L


In arte il tradizionalismo non ha alcun rapporto con l'essere bacchettoni, come invece accade nella morale. Il tradizionalismo è sinonimo di linguaggio, o meglio, di un certo tipo di linguaggio, riconducibile ad un certo periodo storico del passato. Con questo linguaggio si può essere rivoluzionari. Un eretico è un tradizionalista, nel senso che per compiere lo stravolgimento ha bisogno della stessa tradizione, cioè del linguaggio stesso, e dunque del linguaggio all'interno del linguaggio, anzi, è per mezzo dello stesso linguaggio che ottiene un passo in avanti. È un gravissimo errore pensare che una rivoluzione si ottenga con la distruzione della tradizione. In realtà si ottiene solo la creazione di una "cosa nuova". È quindi grave distruggere la musica, o la pittura etc., e ostinarsi a chiamarla musica o pittura. È una cosa nuova e va chiamata diversamente, oppure ricondotta, se già esiste, alla sua categoria di vera appartenenza. Il bicchiere è un bicchiere e fa il bicchiere; al massimo può divenire un'arma. Ma se usiamo il bicchiere come tavolo, e diciamo che è in realtà un tavolo, con tanto di recensione dei critici, cadiamo soltanto nel ridicolo e questo andrebbe capito. Se invece creiamo una cosa nuova, allora il bicchiere lo chiameremo semplicemente tavolo, lo rovesciamo, e lo facciamo più grande; e avremo un tavolo a forma di bicchiere rovesciato, che ovviamente sarà scomodo (non avendo spazio per le gambe) ma originale. Tutto ciò che, in questo caso, l'artefice avrà guadagnato è - l'originalità. E non mi pare sia poco. Ma se non sarà sufficiente la categoria "tavolo", allora si inventerà un nome nuovo. In conclusione, un garage appeso al muro non è pittura o un rilievo scultoreo: è semplicemente bricolage (bizzarro), e va chiamato in questo modo. O allora si creerà una disciplina nuova: bricolage artistico (per quanto faccia un po' ridere), autorimessa decorativa. O per le installazioni: design artistico etc.


LI


Deve essere una specie di malattia mentale collettiva l'ostinarsi ad insegnare una data disciplina con un metodo palesemente sbagliato. Se gli insegnanti fossero davvero animati dalla volontà di far progredire, anche su di un piano meramente tecnico, gli alunni, scoprirebbero in cinque minuti dei nuovi percorsi per raggiungere lo scopo. Che senso ha far usare ai bambini delle elementari il tablet per i compiti, se il metodo è sempre lo stesso? Si scambiano solo ceci per fagioli (come si dice in dialetto). Ho visto una scolaresta pesantemente contrariata nel fare compiti, eppure usava un tablet. La tecnologia non apporta nulla agli studenti, se è comunque usata male. LII


La mia opinione personale è che un grande artista sia anche un grande insegnante. E quando non lo è significa che ha dei problemi psicologici o di comunicazione: per es. incapacità di relazionarsi col prossimo, problemi in fatto di espressione e trasmissione (anche tecnica) del proprio sapere. Mentre artisti mediocri che odiano l'insegnamento non hanno proprio capito in che cosa si sono imbarcati, e sono i peggiori; e se sono italiani sono davvero la peste bubbonica dell'arte. Raramente però abbiamo insegnanti eccelsi, che però non sono grandi artisti, e questo va attribuito alla loro grande passione. Per molti aspetti questa è una riflessione un po' scontata, ma sempre ignorata.



LIII


His de causis, quas ad russiae bellum coniunguntur, necessariumst putare uoluntatem barbari tribus prauissimamque sine ratione. Veritas quin nos certiores faciet prae illorum stultitiis. Etsi difficultas summast ciuitasque humanitas magno opere obtrectare hostes falsos debet. Italici (mirabile dictu) erga hoc haud male aguntur. Amici enim ucrainorum propter animum eorum ualentem sumus. LIV


Plura scribere etiam atque etiam de artificibus difficile est, et ego fastidio prohibeor, igitur nec animo sum. Quid superest? Odorare.



LV


Noi italiani, senza aver mai studiato lo spagnuolo, capiamo il novanta per cento di questa lingua, mentre è facile che uno spagnolo non capisca l'italiano, o debba fare uno sforzo maggiore. Secondo me questo accade perché il nostro cervello è programmato per confrontarsi e adattarsi ai varj dialetti, sia regionali che nazionali. Quindi dove non arriva la comprensione chiara dei vocaboli, arriva quella dei "suoni"; da questi intuiamo i significati. O allora ci basta poco per capire il sistema della pronuncia, della costruzione sintattica, i verbi etc. etc. Gli spagnuoli, dicevo, fanno difficoltà anche perché alle generazioni cresciute sotto la dittatura franchista è stato impedito di imparare/parlare i loro dialetti, o ne sono stati fortemente scoraggiati.



LVI


Non riesco a capire come possa, un attore italiano, tendenzialmente e generalmente, tirare avanti senza mai aver recitato, o avere avuto la volontà di farlo, un'opera di Vittorio Alfieri. Anzi, quasi sempre lo ignorano (come se gli attori inglesi ignorassero Shakespeare, o nemmeno sapessero della sua esistenza).

LVII


In questioni pedagogiche si scambiano sempre ceci per fagioli. Per far appassionare alla letteratura non bisogna abrogare Verga in favore di uno scrittoraccio contemporaneo. Se per es. Verga si mettesse in scena, in classe, e si abolisse l'interrogazione, molti si appassionerebbero. Chi invece continuerà a non amare la letteratura, avrà avuto almeno un'esperienza interessante, si sarà messo alla prova, e avrà capito qualcosa di sé. Avrà inoltre "vissuto" quella storia.

LVIII


Non ha senso imparare latino e greco per la "logica", o perché la maggior parte del vocabolario delle lingue europee deriva da queste (anche se utile averne coscienza). Il latino e il greco permettono l'accesso ad un patrimonio sterminato in cui risiede la nostra vera identità: è infatti nella civiltà greco-romana il nostro vero essere. Aver sostituito questa identità con quella della croce e della sottomissione fa sì che l'Italia viva un declino inarrestabile, e di debolezza strutturale. Mancando il senso, manca anche la volontà di apprendere decentemente queste lingue. Se un professore insegnasse l'inglese come s'insegna il latino nei licei, verrebbe preso a pedate dagli studenti stessi. Perché? Perché l'inglese è una lingua che tutti sentono come necessaria, poiché ti apre le porte del lavoro ma anche le porte di una cultura che ormai ci è familiare, e che vogliamo fare nostra (al di là poi dei problemi che ciò comporta). Tutti sanno come s'insegna una lingua, perché tutti sono stati bambini. Prima s'impara a parlare, poi s'impara la grammatica etc.



LIX


È la natura, cioè la necessità, che determina il gusto estetico di un popolo. Dove non c'è abbandonza, e quindi si è deboli, l'uomo grasso (o la donna come da noi in passato) è oggetto del più vivo desiderio (o venerazione, come in certe tribù africane). Mentre in una società dove regna abbondanza estrema la necessità spinge il gusto verso l'opposto: la donna "modella" o l'uomo sacco di noci (cioè con muscoli ovvero bisteccone). L'abbonzanza ha la nausea di sé e vuole quindi il suo contrario; si sente cioè che il problema legato al cibo è più o meno risolto, e la natura si concentra su altri fattori nella probabilità che si sopravvivi meglio. Infatti un uomo che sprofonda nell'abbonzanza eccessiva rischia per assurdo di ammalarsi, e allora diventa preferibile riprogrammare il gusto estetico, verso ideali femminili e maschili che richiamino un senso di perfezione o di apparente perfezione.



LX


C'è un bel modo di dire in francese: "Les chiens ne font pas des chats", i cani non fanno (nel senso di partorire, ma anche educare, tirare sù) dei gatti. Va amaramente constatato che nel novanta per cento delle famiglie (e forse più) è esattamente così. Questa dinamica spesso è inconscia; ma quando non lo è è terrificante.



LXI


Spesso vedo bambini completamente abbandonati a se stessi, impegnati col cellulare, nell'iper-attivismo maniacale, o costretti dai genitori a stare con loro (e più tempo passano assieme e più vengono maledetti). Nel Rinascimento bambini e ragazzini passavano tutto il proprio tempo con un Verrocchio o un Ghirlandaio, impegnati a creare colori, manipolare argilla, progettare grandezza. Siccome questo mondo può essere ricreato (e ne ho certezza scientifica), possiamo ben chiederci il perché non si tenti un'impresa simile. Ora, immaginate di mettere uno scalpello in mano ad un bambino di dieci anni. Cosa pensate che accadrebbe? Il genitore fesso ti andrebbe a denunciare, perché secondo lui hai messo suo figlio in una situazione di potenziale pericolo; oppure non te lo affida proprio il figlio.

LXII


Le antologie sono inutili e lo vediamo tutti: gli italiani non sanno nulla di letteratura, e chi ricorda è perché ha buona memoria. In un anno scolastico andrebbero studiati al massimo tre autori e ogni alunno dovrebbe avere il testo completo nelle mani. "E tutti gli altri?" Con una preparazione solida ognuno farà poi le proprie ricerche, e il docente darà consigli di lettura da fare in solitaria. Chi persevererà nell'errore e nell'ignoranza è perché è destinato a tale condizione, e continuerà a non sapere. La differenza è che tra il metodo impiegato oggi, e quello che propongo io, queste persone destinate ad ignorare la letteratura si riducono notevolmente. Inoltre - e lo ripeterò allo sfinimento - i testi andrebbero, con gli studenti, lavorati e ridotti a pièce teatrale, da fare con gli stessi. Si potrebbe pensare anche ad un film se i mezzi lo permettono. S'imparerebbe anche ad impostare una drammaturgia, o sceneggiatura.



LXIII


Le persone che non riescono a rispettare o riconoscere la propria natura ripiegano sul riconoscimento sociale. Scalpitano, ansimano, abbaiano, per poter dire: "Ho fatto questo e ques'altro e ora merito rispetto". Ma la societa è solo quantità, bestiame malato, vergogna generalizzata e intoccabile. Il rispetto della società è un demerito, un insulto. Solo una persona vuota e morta dentro può ansimare per il sociale.

LXIV


Una gran cosa sarebbe quella di smetterla di vivere da servi abietti. E forse smetterla d'esser uomini. Infatti "sii un vero uomo", o "agisci umanamente" non vuol dir altro che questo: agisci secondo la tua natura, e quindi fa ciò che devi per sopravvivere, come tutti, e non scappare - appartieni infatti al grande numero, verme tra i vermi. Ma è poi anche abietto agire da mascalzoni in nome di un ideale religioso o etico (onde mai è contemplato l'animale, ma sempre è etica antropocentrica, da noi; quindi falsa). Agire umanamente significa anche aiutare il prossimo, a patto che il prossimo rientri in certe categorie (l'aiuto è sempre condizionato, e ama il tuo nemico è fole. Wojtyla amò e perdonò il suo attentatore... a favore di telecamera!).



LXV


Youtube ci aiuta in una riflessione antropologica (o psichiatrica?). Infatti vediamo miliardi di video tutorials, fatti da scemi o da grandi artisti, o anche (ed è peggio) da "professionisti", su tutto lo scibile umano. Ma basterebbe analizzare la quantità di tutorial solo musicali per rimanere impressionati. Da dove nasce questo desiderio di trasmettere il proprio sapere? Desiderio che, si badi, anche il più incolto ha (troppi sono gli esempj). Questo desiderio morboso non dipende solo dal "guadagno" che si otterrebbe dalle visualizzazioni, poiché vediamo milioni e milioni di video tutorials barbari, rozzi, e scemi, che non hanno quasi nessuna visualizzazione. Dal mio punto di vista tutto dipende dall'idea fissa della sopravvivenza, la quale è insita nella natura umana e ne condiziona anche il sapere. Ques'idea si auto sublima nella propria stessa natura e prende il sopravvento su tutto. È come quando, durante la notte, sei fisicamente assetato, e questa condizione modifica il tuo sogno, e quindi sogni che ti stai bevendo una cascata. Da qui dunque il fatto morboso del trasmettere il sapere: qui il trasmettere è sinonimo di sopravvivere. E ciò non dipende sempre dal fatto che un sapere sia utile, poiché vediamo che anche e soprattutto l'inutile viene trasmesso - purché rimanga, sopravviva.



LXVI


Sto notando con estremo piacere che si comincia a prendere coscienza, in ambito musicale, di uno o più fatti: 1. Che i musicisti "classici" di "colto" non hanno assolutamente nulla (e poi sono gli stessi che suonano un giorno Verdi, il giorno dopo con il Volo, pur di campare); 2. Che il mondo ne ha abbastanza di stare ad ascoltare sempre le stesse cose (stesse opere, stessi concerti etc.). Ci sono tante opere valide del passato da riscoprire (anche geniali) e tante altre, nuove, da commissionare. 3. Che la causa del declino della musica "classica" risiede proprio in coloro che si occupano di questa: sono infatti loro che la uccidono. 4. Che gentaglia come Muti è veleno per la musica, la quale ha bisogno di artisti, non di poliziotti incalliti.



LXVII


Per migliorare il mondo basterebbe insegnare, fin dall'elementari, l'Analisi transazionale (chiaramente in una forma adeguata per i bambini). Ma ciò non accadrà mai perché il cervello della massa si ribellerebbe: l'organismo (a livello soprattutto inconscio) avvertirebbe ciò come una minaccia all'esistenza, poiché l'A.t. contribuirebbe a ridurre i conflitti psicologici e sociali (e questo per la Natura è terribile. Sarebbe come chiedere a qualcuno di uccidere un cucciolo di delfino per puro divertimento). Chiaramente questo netto rifiuto verrebbe mascherato da argomenti grossolani ("Vogliono psichiatrizzarci tutti..." "I miei figli hanno diritto a non seguire quei corsi..." "Perché l'A.t. e non un'altra cosa?" etc. etc.).



LXVIII


Moltissimi che non sono destinati all'arte si nascondono dietro la motivazione della possibilità economica. In poche parole: se avessero avuto soldi avrebbero potuto frequentare Gesù Cristo in paradiso, o studiare in qualche conservatorio gettonato, o magari alla scuola di Cortot a Parigi. Tutto ciò è mero inganno, pia illusione. Questa scusa serve solo per poterne uscire "bene", e impietosire. Questa è la suprema verità: può anche resuscitare Michelangelo e presentarsi ad un'artista dicendo: "Ti rivelerò tutti i segreti dell'Arte, gratuitamente. Sono a tua disposizione". Ebbene, se l'allievo non ha la psicologia per intraprendere un tale percorso, anche con Michelangelo farà in modo di fallire, di non presentarsi, o inventare scuse. Il problema è quasi tutto qui: se il suo messaggio psicologico, la sua maledizione è: "Nella nostra famiglia siamo mediocri e comuni" o "Tu non riuscirai mai in nulla nella tua vita" o infinite altre cose o varianti, ebbene, egli fallirà. Sono rari i casi in cui la maledizione non attecchisce o viene combattuta (ma non entrerò qui nel merito).



LXIX


Si può certamente asservare con Schopenhauer che: la natura è il male assoluto. Ma non credo, come lui, che tutto sia illusorio (e che se tu non ci sei, la realtà non c'è); io penso che la realtà sia oggettiva* e che tutti sono morti che camminano. Soltanto i grandi restano qualche millennio in più rispetto ai comuni. Ma per nessuno havvi speme.


*Non si creda che questa affermazione, sul piano filosofico, sia scontata.



LXX


Il virtuosismo è un problema serio per l'arte, perché il pubblico è sovrano, ma anche facilmente suggestionabile dalla meccanicità che, ornata da gestualità teatrale, scambia per "interpretazione". Io vi posso assicurare che, se si passano tre o quattro ore al giorno a studiare le scale più impervie, ad un certo punto, se si chiudono gli occhi "senza pensare", le mani vanno da sole; è un fenomeno che all'inizio suscita anche dello stupore. Il virtuosismo è solo un fatto meccanico, e una volta che il corpo ha immagazzinato le informazioni, va da solo. Anzi, se reintroduci il pensiero si sbaglia e le scale non escono. Inoltre centinaia di bambini suonano le Ballate di Chopin senza problemi, e non perché sono dei geni, ma solo perché a quell'età il corpo risponde meglio. Ma in realtà si può fare la stessa cosa anche da adulti (solo che non si vede mai una cosa simile, perché gli adulti lavorano e non hanno il tempo materiale da dedicare all'agonismo musicale, e quindi quando studiano musica devono limitarsi - spesso non hanno neanche il tempo di fare il minimo richiesto).



LXXI


Con il declino inarrestabile della lingua italiana (ormai parlata da pochi) l'Italia assomiglia sempre di piu ad un immenso zoo di animali malati. È tutto un mugghiare di bifolchi. Nemmen più la gioia del dialetto vero ci è concessa. La colpa? Da un lato la fisiologia d'ogni lingua: il cambiamento lento o veloce, e decadente. Dall'altro l'insopportabile noia dei professori, e del loro modo abietto d'insegnare.


LXXII


I cinesi suonano talmente veloce gli arpeggi di Rachmaninov che, di fatto, diventano accordi... E sono anche pagati per questo.

LXXIII


Le spectre de l’intelligence artificielle commence à prendre forme. On m’a dit que le l'IA crée des œuvres d’art, de la musique etc. etc. Des choses que je savais déjà mais que vous entendez maintenant dans la rue. Que dois-je penser ?


Ô je ferai le mien, l’IA fera le sien...

Le gens déciderons, c'est ça mon beau dessein.



LXXIV


Io sono sicuro come lo era Salvador Dalì, ma con un'unica differenza: lui era matto. Entrambi poi siamo nati in piccole cittadine, quasi sconosciute.



LXXV


La vera Arte, che emoziona e rimane nei secoli, si nutre di due principj: la sofferenza e la gioia. Da un lato Ligabue, dall'altro Tiepolo. Poi ognuno sceglierà i propri modelli. Ma queste sono le due categorie/principj. Ma per la maggior parte degli artisti o pseudo tali, sprofondare nel dolore, nella disperazione, gli è impossibile (e sarebbe per loro anche fatale); mentre sprofondare nella gioia nemmeno è semplice, perché l'uomo è corrotto. Spesso quindi si raggiunge una gioia superficiale, piena di colori ma che non dice nulla. Il grande Artefice si inabissa sapendo però come risalire. È vero, non è stato il caso di Ligabue (che è caso raro), ma mi serviva per creare contrasto nell'esempio (potremmo quindi dire Caravaggio, Goya etc.).



LXXVI


Le società/istituzioni sono di tre tipi; quelle in cui regnano 1. Ingiustizia e privilegio (monarchia assoluta); 2. Giustizia ed eguaglianza (democrazia, almeno idealmente); 3. Ingiustizia ed eguaglianza. Il punto tre è contraddittorio ed è dove ora si pone la chiesa cattolica, ma qui l'eguaglianza è solo "apparente", cioè declamata. Quindi si è al punto 1.

LXXVII


La tendenza servile degli italiani si manifesta anche ovviamente negli organisti, i quali sono incapaci di improvvisare ad alto livello e quindi di competere con i francesi etc. Si beano quindi nel servilismo: l'esecuzione di pezzi altrui. Non è strano che vi sia quindi un sodalizio con i tedeschi, anch'essi incapaci d'improvvisare (non consideriamo infatti improvvisazione quelle imitazioni stanche nello stile del solito Bach).



LXXVIII


La classe intellettuale odierna e italiana vive un'età di declino, e questo è facile provarlo. Non parlano nessuna lingua che non sia l'italiano regionale. L'inglese lo conoscono male. Il latino non lo sanno. Il francese ormai lo ignorano. All'estero sono sconosciuti. Che tipo di futuro può avere una classe simile? A chi vorrebbero rivolgersi? C'è un problema di comunicazione. E quindi di stimoli, di confronto.



LXXIX


Nell'arte o nella musica c'è un grande fraintendimento, perché molti credono che con il "lavoro e il sudore" si possano poi ottenere una sorta di rispetto e di possibilità lavorative, come un medico che, dopo dodici anni di studj difficili, sa che otterrà un posto da qualche parte. Ma nell'arte questo criterio, giusto per i medici o per altri, è completamente sballato poiché non tiene conto che, per prima cosa, bisogna che l'artefice possieda il "forte sentire", "l'intuizione", la "profondità", la "creatività" etc. etc., cioè la base dell'arte. Ed è per questo che un Vangelis trionferà sempre su uno scolaretto che ha studiato cent'anni e che pretenda chissà cosa.

LXXX

Per chi non ha obiettivi la vita è priva di senso. Che tutto sia comunque destinato a perire non è per noi una scusa per abbracciare il parassitismo. Tra un individuo che cerca di realizzare se stesso (pur sapendo che su d'un piano cosmico lo sforzo è inutile) e un individuo che bivacca nel proprio nulla, io preferisco il primo. L'azione del singolo, che contro tutto e tutti realizza la sua potenza, è azione coraggiosa da un lato, e disinteressata dall'altro, poiché consapevole dell'irrilevanza universale. Il disinteresse significa "azione pura", idealismo, e allontanamento dal basso sopravvivere. Mentre chi abbraccia il parassitismo getta se stesso nella fossa della cieca volontà di vivere: il suo pensiero è sempre interessato, sempre più ingordo di espedienti meschini per arrivare a fine giornata. Gettare via la spugna, per il solo fatto che "tutto non ha senso" o altro, in altre parole: sciupare la propria unica vita, la propria unica possibilità, è veramente da vigliacchi. È come se una stella, cosciente del fatto che dovrà perire, smettesse allora di produrre energia.

LXXXI


Il motivo per cui la chiesa cattolica, in apparenza, s'impegna in modo spropositato per la pace in ucraina, mentre lo stesso sforzo non viene fatto per risolvere il problema della pedofilia, è presto detto: nel primo caso, a livello comunicativo, si ha tutto da guadagnarci, anche qualora lo sforzo risulti vano. Nel secondo tutto è tragedia e danno d'immagine: infatti se la chiesa collaborasse con la giustizia al fine di fare luce sugli abusi, i casi - che già sono infiniti - si raddoppierebbero e ne verrebbe fuori una depravazione sistematica e accumulata, che causerebbe uno shock sociale enorme, più di quanto non sia già. La chiesa cattolica allora fa profilo basso e limita i danni. Con la massa di pecoroni questa strategia funziona; soprattutto i pecoroni italici.



LXXXII


Io sto notando - ed è una riflessione basata su dati di realtà - che l'imbarbarimento della lingua parlata porta a questo: l'animalesco prende il sopravvento. Mi riferisco anche ai suoni prodotti, non solo alla struttura. Il fatto che tutti si è "animali" non significa che l'eleganza, di cui è capace la natura, debba essere soffocata. Imbarbarimento significa italiano regionale, scomparsa del congiuntivo, o anche produzione di suoni abietti o storture. Vediamo questo fenomeno addirittura nel francese, una lingua straprotetta, dove ormai "oui" non esiste quasi più, ed è sostituito dal suono selvaggio "ouais". La domanda è: com'è possibile che l'uomo perda di civiltà proprio in un momento che potremmo considerare d'oro per l'umanità? Forse la tecnologia ha impigrito gli animi, li ha de-responsabilizzati, ed è per questo che l'irrazionalità ha più possibilità di proliferare.



LXXXIII


Più i legami tra gli individui sono patologici, più questi sono solidi e, spesso, indistruttibili. Un legame disinteressato, ideale, a lungo andare diventa inspopportabile per le persone, poiché viene a mancare ciò che Berne ha magistralmente insegnato al mondo: il gioco psicologico, il quale va a braccetto con lo script, ovvero il copione "teatrale" che ognuno recita. I giochi devono soddisfare il programma di vita d'ognuno. Se la tua vita è una tragedia, avrai bisogno di legami che, presto o tardi, confermeranno questa tesi (che è poi una prassi). Se si conosce lo script d'un individuo è possibile con una relativa certezza indovinare tutte le sue mosse. Purtroppo non bisogna credere che, prendendo coscienza del proprio copione, qualora questo sia distruttivo, le persone poi risolvono la propria vita; queste sono dinamiche profonde, radicate nel passato, quasi immortali, e che danno all'individuo una gratificazione enorme. Se poi dietro c'è finanche una predisposizione naturale alla distruzione, allora non resta che aspettare e "godersi" l'atto finale. La "libertà" è un'illusione. O allora per libertà bisogna intendere: se l'individuo tragico, presa coscienza della maledizione, ha avuto nell'infanzia e nella vita un esempio di vita costruttiva (morale soprattutto), la cui azione è penetrata in lui, nel suo essere, e quindi tale da potervi attingere, allora l'individuo potrà far fronte alla maledizione, la potrà combattere. Ma ciò dovrà anche essere sostenuto da una predisposizione naturale alla vita costruttiva, se vorrà riuscire. E quando ciò riesce si ha la sensazione della "libertà". In verità questo processo è determinato, e se non si hanno i requisiti nulla può tentarsi.



LXXXIV


Quando una società basa tutto sull'immagine si appresta alla rovina, o questa è dietro l'angolo. L'immagine è infatti "emozione" non "ragione". E se l'immagine prende il sopravvento, la prende anche la volontà irrazionale. Vediamo infatti che molti, incapaci di scrivere, di parlare e di pensare correttamente, si lanciano a capofitto nel mondo dell'immagine, come avviene con gli utenti di Tik-tok. Ma volontà irrazionale significa morte. I più esposti sono gli adolescenti (e gli adulti ancora tali) i quali non hanno una struttura critica solida, e sono facili prede di natura. Da qui il fenomeno "door-kicking", in america; un fenomeno che, conoscendo quel paese, dove quasi tutti sono armati, porterà presto o tardi ad una tragedia, poiché il door-kicking prevede l'ingresso in una proprietà privata.


25 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page